Prenatal care: l’ascolto emozionale
Siamo in genere portati a classificare il trauma prenatale come uno shock fisico-corporeo ad alto impatto.
Poiché nel feto le capacità emozionali e cognitive non sono sviluppate come quelle sensitive, è a livello del cervello primitivo che riesce a riconoscere e distinguere i differenti tipi di energia che lo avvolgono.
Il feto risente visceralmente dello stato d’animo della madre. Quando sente di non essere voluto è stressato, molto stressato, senza via d’uscita.
In lui (esso?) è maggiormente rappresentata la branca simpatica del sistema nervoso autonomo (eccitabilità) e meno quella parasimpatica (tranquillità).
Il livello di eccitazione fisica è talmente alto da non poter essere gestito.
E’ come se il suo cervello primitivo, con tutta la saggezza di un biliardo di anni di evoluzione, si stesse frammentando nel tentativo di gestire il disagio.
Se una madre non vuole il bambino, la parete dell’utero non sarà favorevole per il feto che incomincerà a disorganizzare se stesso cercando di allontanarsi da quella parete, diventata un nemico, e stringerà l’area del cordone ombelicale in modo da escludere l’energia di quella madre riluttante, o qualunque altra energia o sostanza che non vuole.
Se una madre non vuole il bambino cercherà di evitare perfino il sentimento, e il feto lo percepirà: la comunicazione è nel regno della sensibilità.
E’ una comunicazione sensibile che tiene conto degli aspetti telepatici, fisici, biochimici e tissutali.
D’altronde, cosa facciamo quando vogliamo dimenticarci del dolore in una certa parte del corpo, o non vogliamo sentire una certa parte del corpo? Iniziamo a far raffreddare quella parte, a farle perdere calore e quindi sensibilità.
Posso allontanarmi dalla madre che mi provoca ansia? Sfortunatamente no.
Il feto è completamente integrato al sistema energetico della madre, totalmente dipendente da esso. Ma ciononostante, ci prova.
Madre e “bambino” a quello stadio sono una cosa sola, per cui il feto che cerca di allontanarsi dalla madre in realtà cerca di allontanarsi anche da se stesso.
Il solo modo che ha per sopravvivere è addentrarsi sempre più profondamente nel suo nucleo.
Da adulto assumerà quella che è stata definita struttura esistenziale mentale (cfr. Lisbeth Marcher), ovvero sarà una persona estremamente intellettuale, cerebrale, con lo sguardo “distratto”, l’aspetto del “figlio di nessuno” e difficoltà nel gestire i sentimenti. Dal punto di vista fisico potrebbero verificarsi disfunzioni nella regione addominale, una tendenza alla cifosi dorsale della colonna e problemi agli occhi.
Se invece il feto si sente voluto ma la madre vive uno stress intenso durante la gravidanza, allora si chiuderà in una difesa di tipo emozionale.
È una strategia di sopravvivenza diversa, che viene chiamata struttura esistenziale emozionale.
Il feto può quindi equivocare, fraintendere gli eventi al punto da avere la percezione di un attacco alla sua vita, sviluppare il sentimento di non essere stato desiderato, divenire un adulto con una struttura esistenziale emozionale che lo renderà sensibile, profondo nei sentimenti, ma con la sensazione che il mondo, la gente e gli animali possano scomparire dalla sua vita in qualunque momento.
Altro sintomo di trauma prenatale è l’ansietà che si scatena quando inaspettatamente ci si trova di fronte ad una novità, buona o cattiva che sia.
Quando ricevi una bella notizia come ti senti? Eccitato.
Quando ricevi una brutta notizia come ti senti? Eccitato.
La stimolazione arriva al cervello primitivo il quale si chiede da dove stia per giungere il pericolo.
E’ per questo che non riesci a concentrarti o focalizzare l’attenzione su ciò che stai facendo: il cervello primitivo è andato “a bussare” all’ansia prenatale e ti sta dicendo che il pericolo è da un’altra parte. E’ quella sensazione che di solito ti fa dire “oggi mi sento ansioso” e che ti fa provare sollievo e nello stesso tempo ti assolve anche se sei stato inconcludente per tutto il giorno.
E’ l’ansia per la morte.
Non è un’ansia emozionale.
E’ un’ansia che deriva dal nucleo primitivo.
Tutto ciò che non proviene da un pensiero della parte recente del cervello, deriva da questa esperienza molto precoce.
E’ la parte primitiva del cervello che può permettersi di continuare a cercare il pericolo grazie alla flessibilità con cui il sistema nervoso autonomo fronteggia i vari livelli di energia o eccitamento.
Una fisiologia traumatizzata è sempre l’effetto di una iperstimolazione precoce che non ha potuto essere gestita.
Il cervello primitivo che governa tutti i processi autonomici (NdA: del sistema nervoso autonomo), danneggiato dal trauma, non è più in grado di tornare all’omeostasi a causa della plusvalenza di energia incamerata dal SNA il quale, nonostante cerchi di disorganizzarsi per difendersi, non è più in grado di tornare allo status quo ante.
Sai perché ci si sente sempre eccitati all’idea di andare al mare o in montagna e fermarsi?
Perché il ritmo del mare e il respiro della montagna sono così travolgenti che il meccanismo che ci fa resistere all’autocontrollo viene sospinto dal ritmo naturale e inizia ad autoregolarsi.
Nel trauma tutte le connessioni sono infrante.
Il bimbo che verrà si trova in un mondo, il grembo materno, in cui vi è assenza di logica temporale e spaziale.
E’ in un luogo di infinita creatività, che è stata anche la tua e la mia creatività.
Nel trauma è proprio questa connessione alla creatività che viene spezzata.
Nel processo di guarigione, al livello primitivo dei rettili, non c’è logica.
Cura Prenatale è dialogare attraverso la stimolazione tattile con i tessuti o, ancor meglio, con la pelle emozionale della nostra paziente in gravidanza nell’intento di stabilire una connessione con le sue risorse creative e fisiologiche affinché non rimanga alcuna traccia di trauma nel bimbo che verrà.
Osteopata