L’osteopata e il limite

Primo piano di una farfalla disegnata con tutti i colori e, sopra di essa, lo spettro dei colori (riprende il concetto di luce espresso nell'articolo). Il punto è l'editoriale di Fabiola Marelli, Osteopata e Amministratore di CRESOTutto ciò che esiste ha un limite.

Non è possibile vedere le cose così come sono nel momento stesso in cui le osserviamo.
Ci vuole tempo affinché la luce possa coprire la distanza che ci separa dall’oggetto, che verrà visto non per come è ma per come era.
Naturalmente molto dipende dalla distanza dell’oggetto osservato.

Guardare lontano nello spazio vuol dire guardare indietro nel tempo: gli oggetti lontani ci inviano informazioni più vecchie di quelli vicini. Per questo motivo non possiamopretendere di vedere oggetti la cui luce, per giungere fino a noi, debba impiegare un tempo più lungo di quello che rappresenta l’età dell’Universo stesso, così come non è possibile vedere una foto di noi stessi, adulti, scattata prima della nostra nascita.

La realtà, così come appare agli occhi dell’Uomo del ventunesimo secolo, non soddisfa le sue aspettative di creatura sempre desiderosa di avere ciò di cui è mancante e che considera la realtà della Natura come la rappresentazione di un mondo quasi statico, governato da lentissimi cambiamenti.

Ma la realtà è di per se stessa un limite: qualcosa che già è, e sempre sarà, se non verrà qualcuno (NdR: l’Uomo?) a modificarne le caratteristiche, effettuando il download per scaricare il programma di photoshop.

Il Mondo ha sempre rappresentato per l’individuo un ostacolo, un limite alla possibilità di appagare i propri bisogni primari e quindi di sopravvivere. La Natura rappresenta ciò che appare come effettivamente esistente: l’atto che si manifesta nella sua intera pienezza.

L’Uomo vuole essere artefice del proprio futuro e trovare la possibilità di migliorare lavoro, condizioni di vita, stato sociale e conoscenze. L’insoddisfazione per la propria condizione è il motore che implica il desiderio di cambiare; una realtà che non ha più niente da offrire deve essere trasformata. E’ doloroso, per l’essere umano, dover riconoscere la propria limitatezza, la linea che divide ciò che per lui è possibile da ciò che non lo è.

Il concetto di limite indica il termine di un’estensione.

E’ un confine, una linea divisoria vista come punto estremo, un grado che non si può sorpassare.

E’ la percezione dell’essere umano, e forse anche una delle caratteristiche che lo distingue dagli altri esseri viventi, che implica la capacità che ha l’individuo di riflettere su se stesso e sulla propria esistenza con un atteggiamento conoscitivo.

Il concetto di limite è così legato all’esistenza di ogni essere umano che, in alcuni casi, può determinarne lo stesso svolgimento. Ciascuno di noi infatti, prima o poi, intuisce di trovarsi innanzi ad un ostacolo che intellettualmente, fisicamente o praticamente può sembrare insuperabile; in questo caso non si può fare altro che riconoscere la propria incapacità o quella dei mezzi a disposizione, le proprie mancanze che ci separano dalla perfezione, dall’appagamento.

Il limite del sensibile potrebbe però essere superato dall’idea, dal desiderio insito nella nostra mente di trasformare, a seconda delle proprie necessità, ciò che ci circonda.

Il potenziale creativo di noi osteopati potrebbe permetterci una piena realizzazione delle nostre aspettative se solo riuscissimo a trasformare il mondo della politica che, da statico, potrebbe diventare in continua trasformazione.

Il limite è costituito dall’intelletto, che pone i concetti come isolati ed opposti fra loro senza coglierne la radice comune. Per fare questo bisognerebbe stimare la percentuale di ciò che si conosce rispetto a quello che non si conosce. E non si sa di non conoscere.

Forse, per aggirare l’ostacolo, bisognerebbe adottare l’espressione socratica “so di non sapere”come massima generale, e confidare nel fatto che verrà prima o poi data a noi osteopati la chance di ampliare l’orizzonte della nostra conoscenza, anche in campo politico.

Il limite esiste e non può essere cancellato perché è il principio che muove la nostra vita.

E’ il motore dell’aspirazione, del tentativo, della sfida e del coraggio.

Oltrepassare il limite potrebbe voler dire produrre un cambiamento, o anche un totale capovolgimento da ciò di cui si tentava di liberarsi.

A volte il superamento del limite è pura illusione in quanto ciò che appare evidente è l’istantanea formazione di un nuovo muro che preclude all’uomo di scorgere l’assoluto, pur non rendendo impossibile l’avvicinamento.

E’ il limite costituito dalla realtà e dalla conoscenza, le quali sembrano sempre progredire rimanendo invece rinchiuse tra i confini dell’esistenza.

Fabìola Marelli
Osteopata

 

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