La postura e la voce
Quando si parla di postura il primo pensiero è rivolto alla rappresentazione del corpo fisico e alle eventuali disarmonie che vengono evidenziate in statica e/o dinamica.
Il compito della figura professionale del posturologo è quello di determinare, dopo una serie di test progressivi e a doppio cieco, l’eventuale origine di un disturbo o disfunzione che creano dolore o deficit funzionale.
I test e le proposte riabilitative di un soggetto a cui è stato riscontrato un deficit posturale sono principalmente rivolti a occhi, orecchie, occlusione, recettori plantari.
Nella mia pratica clinica ho risolto alcune problematiche che avevano ripercussioni sulla postura senza l’ausilio di solette plantari o bite occlusali bensì facendo cantare il paziente.
La voce e la postura sono intimamente collegate.
Il suono comincia con il respiro il cui punto d’appoggio risiede nell’addome.
Il suono è vibrazione.
Nella vibrazione i muscoli delle parti coinvolte nel movimento si mettono a vibrare sullo scheletro e
le zone che di solito subiscono pesanti costrizioni si liberano parzialmente guadagnando un po’ di mobilità.
Si può arrivare addirittura alla sensazione di sentirci meglio, di vederci meglio e di avere una coscienza più chiara di sé e di quanto ci circonda.
Credi non sìa possibile, vero?
Gioca con me.
Ascolta il tuo corpo ed evidenzia una zona che ti provoca fastidio o dolore (piede, collo, braccio…)
Mettiti in posizione seduta e prova ora ad articolare ciascuna vocale per una decina di secondi; contestualmente ascolta ciò che avviene nel tuo corpo.
Con la vocale “a” è necessario aprire la bocca, separando il palato dalla mandibola.
Con la “i” la mandibola deve risollevarsi verso il palato che resta immobile.
Con la “u” avviene il contrario: è il palato che si avvicina alla mandibola.
Se poi volessimo far diventare più profondo il suono della “u”, allora dovremmo interiorizzarlo trattenendolo in bocca perché vibri tra palato e mandibola. Questa vibrazione inizia a propagarsi dall’occipite all’atlante e all’epistrofeo fino ad arrivare all’osso sacro.
Con la “e” il palato e la mandibola assumono una posizione in parallelo, quasi fossero due linee che si congiungono quando pronunciamo il suono “o”.
Come stai ora?
Allo stesso modo, nella tua pratica clinica, analizza i parametri di ritmo/ampiezza/forza nel cranial rhythmic impulse e, dopo aver fatto ripetere più volte al paziente questa sequenza, ritesta e confronta: osso sacro e cranio diventano più presenti, si percepiscono meglio i movimenti del CRI e gli equilibri o disequilibri esistenti.
La vibrazione che provochiamo con il movimento è paragonabile a quella che si osserva durante un lavoro isometrico intenso e prolungato.
Le posture che la bocca assume per far uscire il suono/la voce fanno lavorare nel medesimo tempo le catene muscolari antagoniste. Un attimo prima che le tensioni cedano, il dolore scompaia e la respirazione si calmi, il paziente riferirà di aver avvertito una progressiva diminuzione del senso di costrizione nella postura sostituito da quello di una grande calma.
La vibrazione è lo strumento per far passare l’energia in zone in cui la sua circolazione è inibita.
Il corpo è il luogo di un’interazione universale.
La memoria corporea e la struttura attestano che la ripetizione di modelli e schemi, facile terreno di disfunzioni nel presente e patologie nel futuro, si verifica soprattutto nei momenti di crisi che anticipano una scelta, una decisione.
La crisi è l’opportunità di evoluzione e realizzazione che ci permette di rompere gli schemi e ripristinare anche dal punto di vista fisico/corporeo una postura in armonia con il sé.
Così come è possibile leggere la storia di un adattamento posturale all’interno di una catena articolare, è altrettanto possibile leggerla anche in un percorso che va dallo scheletro alla psiche passando attraverso aponeurosi e membrane cerebrali, muscoli, visceri, organi, respirazione, suono, voce e idee.
La postura è creazione, presa di coscienza di uno spazio interno e occupazione cosciente di uno spazio esterno.
La postura ha il vantaggio di dare allo spazio esterno una forma preziosa per orientarsi nell’azione e allo spazio interno una forma altrettanto preziosa per orientarsi nel pensiero.
Vedo spesso “oggetti” lontani prima delle persone che mi stanno accanto.
Se gli altri dicono di non vedere, chiedo loro di avvicinarsi ma non mi sfiora mai il dubbio se ciò che ho visto sìa un miraggio o la realtà.
Nella pratica clinica, ovvero la realtà, la sperimentazione scientifica passa attraverso la mia esperienza personale.
La pratica clinica e l’esperienza personale sono l’unico modo che conosco per far sì che ciò che vedo diventi una incontestabile evidente realtà.