BIO che?
Essere trendy e fare tendenza vuol dire frequentare corsi di aggiornamento professionale in cui ciò che fa la differenza è BIO.
Osteopatia biodinamica. Osteopatia bioenergetica.
… ma come! anche in Osteopatia si vuol creare una specializzazione? o è solo un adeguarsi ai tempi e quindi a questo fast-food culturale in cui le parole pèrdono il loro significato etimologico derivante da una cultura antica, che ci appartiene, sacrificate anch’esse sull’altare della globalizzazione?
Il concetto di forza vitale è presente in diverse forme e tonalità in molti autori tra cui Ippocrate, il quale nutriva una tale considerazione per questa forza interna che il suo principio terapeutico eraprimum non nocere.
Un altro nome con cui aveva designato questa forza era vis medicalis naturae in quanto aveva intuito l’esistenza di una farmacia interiore che ai nostri giorni è identificabile con la miriade di neuro-ormoni e di mediatori difensivi ed attivi secrèti dalle cellule o generati nel plasma solubile.
Per Ildegarda di Bingen (1098-1179) ogni terapia era concepita come un mezzo che aiutava a vivere in armonia con la propria natura e con il cosmo. La natura contiene tutto ciò che serve all’organismo per essere sostenuto. Ogni cosa ha un’energia inerente che chiama viriditas(letteralmente: viridità o verdezza).
La metafora nasce dal verde vegetale come simbolo e segno del fiorire e dell’esprimersi della vita; quando la viriditas diminuisce le creature diventano deboli fino a ripiegarsi su se stesse e ammalarsi.
Nell’ambito di una visione olistica Ildegarda rivalutò la musica e la danza come aiuto al recupero dell’armonia dello spirito e del corpo. Usava anche cristalli e pietre come lo smeraldo in quanto rappresentava -e tutt’oggi rappresenta- nel mondo minerale il concetto di forza vitale perchè è come se avesse assorbito il verde della natura, la sua viriditas.
Nell’Organon di Hahnemann (1755-1843) si legge: “Nella condizione di salute dell’uomo la spirituale Forza vitale, la dynamis che anima il corpo materiale, scorre senza ostacoli e mantiene tutte le parti in ammirevole ed attiva armonia, sia per quanto riguarda le sensazioni che le funzioni” (Organon of Medicine ed.1994 par.9).
La perturbazione di questo principio dinamico interno è responsabile della comparsa della malattia così come “la restitutio ad integrum del principio vitale presuppone necessariamente il ritorno alla salute di tutto l’organismo” (Organon of Medicine ed.1994 par.12).
Parlare di forza vitale per quei tempi era prendere atto delle capacità di difesa e guarigione dell’organismo senza poterne dare una spiegazione in termini di fisiologia o di immunologia.
Il concetto di forza vitale, benchè ormai obsoleto, viene ancor oggi utilizzato come sinonimo dibioenergetica (Harold 1986) in cui si considera il potere di guarigione naturale come una manifestazione dello sviluppo evolutivo delle funzioni omeodinamiche e adattative delle cellule, dei tessuti e dei sistemi biochimici.
Nell’essere vivente risiede un comportamento dinamico e mutevole evidente sia nel corso dello sviluppo (embriogenesi e maturazione anatomo-funzionale) che nella capacità di reintegrare la forma originale dopo un danno (guarigione). Il fatto che si guarisca dalle malattie è una felice esperienza di tutti i giorni.
Grazie a sofisticati sistemi biologici, dopo la maggior parte delle affezioni che colpiscono l’organismo per ragioni chimiche, fisiche o biologiche, lo stato di salute è restaurato anche con poco o nessun aiuto medico.
I meccanismi della guarigione sono oggetto di interi settori che vanno dalla genetica alla biologia cellulare, dall’immunologia alla neurobiologia, dalla farmacologia molecolare all’endocrinologia.
La reintegrazione dello stato di salute dopo una perturbazione o dopo una serie di concomitanti fattori patogeni non è sempre la norma; agenti dannosi di vario tipo, interni ed esterni, possono modificare permanentemente o progressivamente lo stato di salute di una persona.
La forza vitale non è senza limiti e senza errori.
Diminuzione o eccesso di energia vitale possono portare allo squilibrio funzionale e alla malattia organica.
Lo stato di salute è l’esito dello sforzo concordato di molti sistemi di riparazione (meccanismi molecolari, meccanismi cellulari, meccanismi sistemici).
La comprensione e la guida dei sistemi di guarigione non sono appannaggio esclusivo della medicina, dell’osteopatia, e di tutto ciò che rientra nel convenzionale/non convenzionale ma sono la massima aspirazione dell’umanità intera.
Non ha alcun senso aggiungere aggettivi quale biodinamica o bioenergetica al sostantivo Osteopatia quando si è consapevoli -davvero consapevoli- che “una mano sensibile ed un cervello intelligente sono le uniche cose che fanno ottenere un buon risultato” (A.T.Still)
Fabiola Marelli