EBM: Evidence Based Medicine Ovvero la medicina basata sull’ evidenza (della non coscienza?)

Statisticamente parlando, durante questi miei primi cinquant’anni di vita, i medici che hanno sbagliato la diagnosi e i medici che mi hanno letteralmente salvato la vita convivono in perfect armony in un rapporto di 2:1.

Nulla di allarmante in ciò.
E’ la stessa proporzione che ho ritrovato in altre/tutte le figure professionali.
Rientra quindi nel 50% delle probabilità che ciascuno ha nella vita di imboccare la strada giusta nel momento giusto.
Ritorna alla mente il vecchio detto in medio stat virtus in cui ogni eccesso verso l’ipo o l’iper è sconveniente.

Egoisticamente vorrei che per i miei prossimi 50 anni mi venisse data la possibilità di vivere oltre il limite della cosa buona e giusta.
Mi piacerebbe veder aumentare del 45% il numero dei medici che non sbagliano diagnosi, coscienti che la loro professione li rende arbitri della vita altrui.

Questo sarebbe il più grande risultato per una Medicina Basata sull’Evidenza.

Ritengo sterile da parte dei medici disperdere energie fisiche e mentali frequentando corsi pluriennali non riconosciuti (di medicine non convenzionali/alternative/integrative o integrate che dir si voglia) quando potrebbero impiegarle in altri percorsi universitari riconosciuti ed istituiti ad hoc in cui, per esempio, vengano presi in esame gli insuccessi diagnostici e attraverso un iter teorico e semeiologico acquisiscano e/o integrino le conoscenze applicando correttivi sul proprio modus operandi al fine di ridurre al minimo le possibilità di errore diagnostico.

Come osteopata, artigiana della salute, professionista non riconosciuta (che assurdità!), che versa puntualmente IVA e Tasse allo Stato italiano che puntualmente le riscuote (pensando che sia una donazione del 5 per mille a favore dei Parlamentari?), mi trovo nella condizione fantascientifica di dover dimostrare scientificamente a questa Medicina dell’Evidenza perché una persona che entra nel mio studio con un “mal di schiena” ne esce senza.
Devo dimostrare scientificamente che è stato il trattamento osteopatico, in sostanza l’ascolto attento (e non solo delle parole) unito all’abilità manuale, e non l’ intervento di un extraterrestre, che ha traghettato la persona con la schiena dolente dalla parte delle persone a cui la schiena non fa più male.

Medico e Osteopata: professioni con percorsi di studio e finalità differenti.
Evidenza è prendere finalmente coscienza di questo e sentirsi realizzati ciascuno nella propria professione, che nessuno ha imposto.

Evidente è l’ascesa inarrestabile della professione di Osteopata, riconosciuta dalla gente ma non dallo Stato (!).

Evidente è l’incapacità -di prevedere la volontà dei cittadini- principalmente dovuta alla mancanza di immaginazione di troppe persone “intelligenti” che ancora non riescono a cogliere i segnali del cedimento del sistema politico e di casta a cui appartengono.

Fabiola Marelli
Osteopata


 

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