Colpo di testa: il GOAL dell’Osteopata

Ogni giorno migliaia di piccoli atleti giocano a calcio in quelli che in gergo vengono chiamati vivai delle grandi squadre.

Ogni giorno migliaia di bambini giocano a calcio ovunque ci sia un po’ di spazio: anche il corridoio di una scuola, durante l’intervallo tra le lezioni, può essere trasformato dalla fantasia in un campo su cui disputarsi una palla fatta di carta.

Il 50% di questi bambini prima o poi andrà incontro ad un trauma a livello cranico durante le fasi del gioco e almeno il 35% di essi prima o poi riporterà nel corso della vita studentesca almeno una ferita alla testa.

Il calcio non è l’unico sport in cui i giovani atleti vengono a contatto intenzionalmente o accidentalmente; sono moltissimi gli sport in cui sono quotidianamente impegnati.
La sfida degli adulti che allenano i piccoli atleti è purtroppo quella di partire dalla loro immaturità psico-fisica ed inesperienza per costruire atleti in grado di vincere possibilmente in modo seriale e quindi restare appetibili sul mercato dello sport nel piu’ lungo tempo possibile.

Spesso i giovani atleti nascondono le loro ferite o il dolore perché desiderano tornare a giocare, per evitare l’imbarazzo di essere messi in ridicolo nei confronti dei compagni di squadra da fasciature e bende antiestetiche, per non lasciare che la loro squadra perda posizioni in classifica o per cercare di soddisfare le aspettative non realistiche del coach o mister.

Anche i colpi apparentemente lievi alla testa possono portare a lesioni più gravi, così come piccole ferite ripetute possono aumentare il rischio di gravi complicanze.
Il giovane atleta potrà quindi negare sintomi come mal di testa, confusione, vertigini, perché èassolutamente determinato a ritornare a giocare.

Ci sono differenze intrinseche nel giovane atleta che lo rendono più vulnerabile perché sia il cervello che il corpo sono in crescita e non hanno ancora raggiunto il loro pieno potenziale di maturità.
Allenatori e genitori dovrebbero essere attenti e prudenti nel monitoraggio dei piccoli atleti degli sport di contatto non appena subiscono un trauma cranico anche lieve.

L’adulto responsabile deve avere pazienza e moderazione non incoraggiando il giovane atleta a “giocare con il dolore”.

Qualsiasi trauma cranico dovrebbe essere valutato attentamente dal pediatra prima che il piccolo atleta ritorni a giocare.

Per l’osteopata diventano importanti piccoli segnali del giovane atleta, perché spesso sonol’unico indizio della presenza di un trauma cranico non riferito.

Ci sono alcuni modelli riconoscibili nei sintomi e nei comportamenti.
Per comprendere che cosa stia succedendo al cervello possiamo paragonare il trauma cranico ad un forte colpo all’avambraccio. Certamente si avverte il dolore dopo l’incidente, dopodiché il braccio ci sembra diverso e sicuramente non si muove bene come l’altro. Non c’è niente di rotto: i sintomi si risolvono spontaneamente e completamente.

Una cosa simile può accadere al cervello dopo un trauma diretto alla testa. Dopo l’incidente potrebbe non esservi dolore, oppure si potrebbe avvertire un grande dolore come radicatoall’interno della testa.
La persona che ha battuto la testa si sente diversa, a volte può verificarsi una momentanea perdita di memoria oppure semplicemente frastornata.
Il cervello temporaneamente non può funzionare al meglio della sua potenzialità e quindi espone una gamma di sintomi. Tuttavia non c’è niente di rotto e il dolore scompare spontaneamente.

I sintomi più comuni della sindrome post commozione cerebrale includono mal di testa, vertigini, affaticamento, perdita di memoria, sensibilità alla luce e difficoltà di concentrazione. L’irritabilità o uno stato ansioso non sono insoliti, così come la scarsa coordinazione o una temporanea difficoltà nell’apprendimento.

Benché la causa dei sintomi sia chiara, a livello microscopico o cellulare non è ancora chiaro come funziona il cervello. La ricerca scientifica ha mostrato cambiamenti nell’attività cerebrale anche dopo un trauma cranico giudicato lieve a tal punto da essere considerato insignificante.

Questi cambiamenti possono avere effetti duraturi sulle molteplici attività del cervello che coinvolgono una varietà di comportamenti.

Il riposo della mente e del corpo è importante per permettere al cervello di guarire.
Non esiste una formula esatta per questo.

Ogni bambino deve essere prudentemente valutato, caso per caso. Un corpo giovane in via di sviluppo, che non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale in resistenza e durata, ha bisogno di pazienza e tempo per guarire.

Il goal dell’osteopata in caso di trauma cranico nei giovani atleti è dato dalla conoscenza approfondita della sfera cranica e dall’applicazione delle tecniche manipolative osteopatiche (OMT) più appropriate intese al recupero della mobilità e al ripristino del Cranial Rhytmic Impulse dell’insieme corporeo.

Fabiola Marelli
Osteopata

 

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