Tensegrità: magia dell’icosaedro e del microvacuolo in osteopatia

L’eterno movimento della natura si dirige sempre verso l’incontro di equilibri.
Nella legge “del principio della minima azione” il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Von Leibniz (1646-1716) stabiliva che “se nella natura si produce un cambiamento, la quantità di azione necessaria per eseguirlo dev’essere la minore possibile“.

Ogni organismo vivente osserva un incredibile insieme di leggi fisiche, meccaniche, interazioni, che includono tutti i suoi componenti e sistemi. Il sistema miofasciale, che ingloba in modo integrale tutto il corpo, influenza il movimento e la stabilità corporea lavorando per mezzo di forze quali la trazione, la flessibilità, la compressione, la torsione.
La tensegrità rappresenta uno tra i principi di organizzazione di tutto il mondo fisico in quanto in natura le strutture che possiedono una simile stabilità si formano in modo spontaneo.

Per costruire un modello funzionale, che possa aiutare a spiegare alcuni comportamenti del nostro corpo, nella didattica si fa riferimento a schemi statici che sono ampiamente conosciuti negli ambiti dell’architettura e della scultura.
Tensegrity, coniato nel 1955 dall’architetto Buckminster-Fuller, deriva dalla crasi tra tensile eintegrity e caratterizza la capacità di un sistema nello stabilizzarsi meccanicamente tramite forze di tensione e decompressione -compressioni e trazioni- che si ripartiscono ed equilibrano fra loro all’interno di un sistema vettoriale chiuso.
In architettura le strutture di tensegrità possono essere costituite da barre rigide, assemblate in triangoli/pentagoni/esagoni, oppure da barre rigide e cavi flessibili.
I vantaggi di queste strutture sono la resistenza, la leggerezza, la flessibilità, e l’interconnessione meccanica e funzionale di tutti gli elementi costitutivi (che consentono una continua comunicazione bidirezionale, come un vero e proprio network).

A partire dal citoscheletro della biologia cellulare (Ingber -1998), l’organismo umano è caratterizzato da una struttura di tensegrità che parte dal livello molecolare (organizzazione geodesica) per giungere al livello macroscopico: le 206 ossa che compongono lo scheletro, equivalenti agli assi rigidi (barre), sono contenute dalla forza di gravità e stabilizzate nella posizione verticale grazie alla trazione esercitata da muscoli, tendini e legamenti, ovvero da tutte le strutture flessibili (cavi) e dal sistema miofasciale (Myers – 2002).
Nell’organismo le ossa sono strutture di compressione mentre muscoli, tendini e i legamenti lavorano in trazione.

In biomeccanica Levin sostiene che il rachide debba conciliare due imperativi meccanici contradditori: la solidità (necessaria per assicurare il ruolo di asse di sostegno del corpo e di protezione del midollo) e l’elasticità che permette l’armonia del movimento (propulsione dei quadrupedi).
Nella struttura di tensegrità di Levin il rachide non appare più come una colonnacomandata da una meccanica newtoniana, ma come un sistema equilibrato di tensioni muscolo-legamentose continue e di compressioni ossee-discali discontinue con basso consumo energetico.

Dagli studi di Levin e di Ingberg nasce il modello tridimensionale di icosaedro, formato da tiranti ed elementi rigidi che formano svariati triangoli. Il modello ha come caratteristica la possibilità di deformarsi e ritornare alla posizione neutra originale, con qualsiasi forza esercitata su di esso e da ogni direzione spaziale, sia di compressione che di trazione.
Questo modello sembra essere il piu’ rappresentativo delle cellule del corpo e, in maniera più evidente, dei tessuti connettivi di cui il sistema miofasciale è il maggior rappresentante.

La materia è costituita da elementi.
Tali elementi, anche se la ripartizione sembra caotica, non si dispongono a caso: occupano lo spazio in modo ottimale.
La cellula fa parte ed è una delle strutture di riempimento.
Ma non è l’unica.

Negli studi del ricercatore Guimberteau (2005) vengono completamente riviste le nozioni di fascia e aponeurosi poiché reputate obsolete sul piano scientifico in quanto si tratta infatti di valori della fine del XIX secolo (1800!!).Con Guimberteau si abbandona la teoria degli spazi lamellari, concentrici e stratificati a favore di una materia vivente continua la cui unità funzionale è il microvacuolo.

Il vacuolo è un volume: con delle pareti, una forma, dei lati e un contenuto.
Il volume vacuolare, costituito dagli incroci delle fibre, è concepibile solo nelle 3 dimensioni dello spazio.
Le dimensioni dei vacuoli variano da alcuni micron ad alcune decine di micron (da meno di 10 micron attorno ai tendini, a 50 se non addirittura 100 micron in zona addominale).
Sono organizzati con disposizione caotica, di aspetto frammentario, apparentemente simili ma tutti unici.

Hanno forme pseudo geometriche (tendenzialmente rotonde, triangolari, rettangolari, cilindriche o con forme più caotiche), che rispecchiano una ripartizione poligonale, con differenze di taglia in funzione del ruolo dinamico.
Le strutture vacuolari circondano e inglobano gli elementi cellulari.
Esiste un’armatura di tipo poliedrico vacuolare al cui interno le cellule specializzate si raggruppano per formare un organo.
Il vacuolo dev’essere anche in grado di accogliere tutte le esigenze di cambiamento morfologico, e quindi subire tutte le sollecitazioni e pressioni (esterne o interne) adattandosi, di conseguenza, alla forza.

Nel corso degli studi sui sistemi di scorrimento fra organi (in particolare a livello tendineo),Guimberteau ha rilevato l’esistenza di un sistema composto da strutture simili a funi, cavi e vele, denominato Sistema Collagenico Multimicrovacuolare di Assorbimento Dinamico(Multimicrovacuolar Collagen Dynamic Absorption System – MCDAS).
Si tratta di un sistema dall’organizzazione totalmente caotica, caratterizzato da un funzionamento che si discosta nettamente dalle tradizionali analisi meccaniche.
L’unità funzionale dello scorrimento delle strutture, determinata dall’incrocio delle tre dimensioni nello spazio, è il microvacuolo, unità di forma poliedrica con armatura collagenica e dal contenuto costituito da proteoglicoaminoglicani.
La dinamica del sistema multimicrovacuolare, grazie alle diverse proprietà di presollecitazione e di fusione-scissione-dilacerazione molecolare, consente di realizzare tutte le finezze di movimento all’interno del corpo umano, associando mobilità, rapidità, interdipendenza e adattabilità plastica.

La nozione di microvacuolo è affascinante perchè permette di spiegare la capacità del sistema di riempire lo spazio.

Il tallone è un ottimo esempio di come funzioni il modello di tensegrità nel corpo umano. Questa struttura infatti, a partire dal momento in cui iniziamo a deambulare fino alla morte, ci accompagna in ogni nostro spostamento.
Benchè si appoggi milioni e milioni di volte sul suolo e sopporti una pressione variabile in riferimento al peso del corpo, il tallone non si disintegra.

La mobilità delle nostre strutture è talmente intrinseca che l’uomo non si pone alcun interrogativo.

A livello macroscopico la delicata struttura della volta plantare, che è strettamente in contatto mediante le connessioni miofasciali con tutte le strutture dell’apparato locomotore, garantisce non solo l’assorbimento e l’equa distribuzione dell’impatto ma anche la conservazione dell’equilibrio globale in risposta al movimento.

A livello microscopico, ovvero cellulare, la volta plantare non viene più considerata come una sacca piena di sostanza gelatinosa ma come una struttura con un citoscheletro composto da microfilamenti, filamenti intermedi e microtuboli. Questa struttura mantiene la forma della cellula, aiutandola a muoversi per mantenere il suo nucleo nella giusta posizione, e sorprendentemente si adatta a deformazioni e condizioni imposte sia dall’interno che dall’esterno.

La disposizione spaziale delle strutture è un fenomeno non ancora perfettamente conosciuto per quanto riguarda la materia vivente.
L’insieme ha un aspetto caotico, senza apparente regolarità.
È interessante tuttavia notare come si ritrovi sempre la forma del vacuolo, spesso poligonale, triangolare, pentagonale o esagonale, con ripartizione caotica e frammentaria. Questa relativa omogeneità delle forme può essere accostata a degli icosaedri e ad altre forme geometriche simili.

Il nostro corpo possiede una struttura basata sui principi della tensegrità, sia a livello macro che microscopico, attraverso cui si possono trasmettere forze, impatti e movimenti in modo uniforme e senza danni strutturali perfino ricevendo impatti importanti.

L’adattamento meccanico favorisce il movimento.
In termini matematici, le forme icosaedriche sono le più adatte.
Il comportamento termodinamico di queste forme è ottimale in quanto esse sono state selezionate per garantire il metabolismo migliore al prezzo energetico più basso.
Il loro comportamento deve rispettare il principio essenziale secondo cui bisogna assicurare la progressione totale della parte mobile senza che niente si muova intorno.

 

 

Tensegrità, icosaedro e microvacuolo, dotati di memoria di ritorno ed efficacia termodinamica, lavorano incessantemente per approvvigionare il sistema corpo con informazioni ed energia rivestendo un ruolo dinamico assoluto e di ammortizzamento totale che l’osteopata del XXI secolo non puo’ piu’ permettersi di ignorare.

Fabiola Marelli
Osteopata

 

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