Osteopatia e tipologie di osteopati in Italia: qual è la tua?

La professione osteopatica raggruppa un numero estremamente eterogeneo di professionisti che dovrebbero operare con l’unico titolo di osteopata. (!)
Da ormai una decina d’anni, e sistematicamente in crescendo, sto assistendo con preoccupazione ad una divisione costante all’interno della nostra professione.
Alla filosofia osteopatica improntata alla ricerca della salute si sta man mano sostituendo il modello allopatico di diagnosi e trattamento, che si basa sulla scienza dell’evidenza, e questo per giustificare la nostra esistenza professionale e garantirci la sopravvivenza.
Il divario si sta verificando in rapporto a due tipologie mentali dei professionisti osteopati.

La prima tipologia vive e pratica i principi osteopatici seguendo la filosofia della ricerca della salute, come descritta dal fondatore. Applicano questi principi ad ogni paziente, a prescindere dai segni clinici e sintomatologici e indipendentemente dalla scelta dell’approccio tecnico (strutturale, craniosacrale, ect). Si basano sull’ intrinseca proprietà/meccanismo di autoregolazione e autoguarigione del corpo, che provvederà ad attivare il processo di riparazione tissutale. Sono in grado di concentrarsi su un singolo sintomo o tessuto benché vedano il corpo come un’unità. Per alcuni di essi l’unità va oltre il soma e include la mente e lo spirito. L’ obiettivo primario di questa tipologia di osteopati è quello di individuare dov’è la mancanza di movimento (volontaria o involontaria) che ostacola la circolazione fluidodinamica e predispone conseguentemente alla malattia. Il rapporto dinamico e reciproco tra struttura e funzione, come ben si puo’ comprendere, promuoverà un approccio di trattamento imprevedibile, esperienziale e unico. Come unica sarà la risposta in ogni singolo paziente.

La seconda tipologia è composta da professionisti che hanno come imperativo quello di razionalizzare, giustificare e analizzare tutto ciò che fa un osteopata: perché lo fa, come lo fa, e se funziona. Il segno/sintomo causale tissutale è di primaria importanza per la comprensione di ciò che non funziona, per la formulazione di diagnosi e prognosi, per la modalità di trattamento, per la sua programmazione. L’obiettivo primario di questa tipologia di osteopati è quello di scrivere, o contribuire a scrivere, uno studio clinico/trial che attesti o meno l’efficacia dell’osteopatia nel trattamento di quel particolare disturbo.

Non esiste una terza tipologia che mixa le due precedenti. Entrambe le tipologie impiegano una vita per poter apprendere e mettere in pratica quanto ho scritto. Chi si sente di far parte di entrambe o sta barando con se stesso o lascia uno dei due lavori a metà.

Come il giorno e la notte si alternano, affinché l’osteopatia possa sopravvivere è fondamentale che queste tipologie di professionisti si alternino e passino la staffetta l’un l’altro. Non è gareggiando a chi arriva prima, né dividendosi tra vecchi e giovani che l’osteopatia continuerà a vivere .

Fabiola Marelli Osteopata

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