Io Creso nell’Africa

Il 15 Agosto 2010 nasce il Progetto “ Maria Teresa per l’Africa” in ricordo di una persona appena scomparsa.Riceviamo e pubblichiamo questa lettera scritta dal figlio Vincenzo, oggi impegnato in prima persona nello sviluppo del progetto.
Il Progetto “Maria Teresa per l’Africa” nasce dalla volontà e dalla necessità di dimostrare al mondo intero – in primis a noi tre figli – che la morte può uccidere un corpo, ma che c’è qualcosa di molto più forte del fisico: l’energia di un’idea, l’energia di un sogno, l’energia di un ideale.
Non a caso Andrew Taylor Still sosteneva:“…l’energia deve fluire…”.
L’Osteopatia ci insegna che siamo fatti di energia, che la stessa vita è una manifestazione di energia e di movimento, che quest’energia deve fluire, perché il blocco dell’energia, la stasi, porta alla morte.
Un sogno, un’idea, un ideale, non sono per caso questi una manifestazione dell’energia vitale di un uomo???

Questo progetto – che nasce dal desiderio di onorare la memoria di una grande donna: mia madre – prende in eredità l’energia che lei è stata capace di trasmettere e si sviluppa nella volontà di ricominciare a farla fluire…perché se una vita finisce e non si è riusciti a salvarla, si può lottare per salvarne tante altre!
Inizialmente il progetto “Maria Teresa per l’Africa” nasce come una raccolta fondi da destinare al popolo africano senza una destinazione ben precisa ma di lì a poco si associa a quello di una Onlus di Putignano ( il mio paese natale ed in cui tutt’ora vivo), che da dieci anni opera in Guinea Bissau, la Onlus si chiama S.OL.CO (Solidarietà Oltre Confine).
In dieci anni di volontariato, S.OL.CO ha costruito cinque pozzi, due asili, ha mandato tramite container un trattore (corredato di pala, aratro e attrezzi da lavoro) un Pick-up, aiuti umanitari di vario genere (sanitario, scolastico…) e per ultimo l’estate scorsa ha ultimato la costruzione ed inaugurato un intero Ospedale (L’Hospital do Povo di Ingorè). Il senso più profondo di questo progetto sta nella voglia di dimostrare che anche dalle cose più dure e più brutte della vita può nascere qualcosa di buono e di grande. Non ha senso celebrare la morte…bisogna cantare alla vita e salvaguardarla ovunque.
Quest’estate sono stato in Guinea Bissau per rendermi conto in prima persona delle reali necessità del popolo Guinense, in modo da indirizzare i nostri sforzi ed investire le nostre risorse nel modo più efficace e fruttuoso possibile.
L’Africa è povera, ma povera davvero: niente acqua potabile, niente energia elettrica, niente fognature, case di paglia e la morte dietro l’angolo per un banale raffreddore o magari per la febbre troppo alta . Un bambino su due è malnutrito, uno su tre ha la malaria, uno su dieci l’HIV … e piuttosto che andare in Ospedale dall’uomo bianco, preferiscono rivolgersi allo stregone; solo nel caso in cui lo stregone ammetta la propria impotenza decidono di farsi visitare dai medici.
A mio avviso il più grande problema dell’Africa, paradossalmente, non è la povertà, quanto la mancanza d’istruzione.
Portare degli aiuti umanitari economici, costruire ospedali e pozzi è sicuramente necessario per lo sviluppo di un popolo, ma risulta sterile e vano se non si pensa anche ad “educare” quel popolo alla cultura della sanità, dell’igiene, del commercio.
Per dare un aiuto reale e concreto non dobbiamo fornir loro dall’esterno e dall’estero la soluzione ai loro problemi ma, a mio avviso, dobbiamo fornir loro i mezzi per riuscire a risolverli da soli… con il massimo rispetto e con la massima riverenza, ricordando sempre che siamo ospiti di un popolo e siamo tenuti a rispettarne usi, costumi, cultura e religione, senza ostinarci ad imporre la nostra verità.
Non dobbiamo regalar loro del pesce, ma piuttosto dar loro le canne da pesca e soprattutto insegnar loro a pescare in totale autonomia.
Le canne da pesca sono l’ospedale, gli asili, i pozzi, il trattore ….
Adesso però tocca insegnar loro a pescare!
Sarà deformazione professionale, sarà che ho passato quindici giorni in Africa, in giro per la foresta su un pick up carico di farmaci a visitare più di venti venti bambini al giorno, ogni giorno in un villaggio diverso; fatto sta che di ritorno dall’Africa abbiamo pensato, di destinare quanto finora raccolto con il progetto “Maria Teresa per l’Africa” all’istituzione di dieci borse di studio per dieci giovani medici Guinensi.

Per questo abbiamo deciso di accollarci tutte le spese necessarie per iscrivere e mantenere presso l’università di Medicina e Chirurgia dieci giovani meritevoli e volenterosi, scelti in base alle loro capacità, attitudine allo studio e voglia di costruirsi un futuro migliore, in modo da creare una nuova generazione di Guinensi , fondata sull’istruzione. Ci sono asili, scuole primarie e scuole medie, c’è però una sola università e costa tantissimo! Tra sei anni questi ragazzi rappresenteranno una nuova generazione di Guinensi che potranno, con il loro operato, cominciare a darsi da fare per ricostruire la propria terra.
Saranno un esempio per i loro figli e per tutte le generazioni future…
Può sembrare utopistico credere che le cose possano cambiare così facilmente, ma è certamente inutile starsene con le mani in mano ad aspettare che cambino da sole!

Noi ci proviamo… e Creso è con noi !!

Grazie a voi tutti,

Grazie a Fabiola per averci dato fiducia.

Vincenzo Lorusso (Studente al II° anno di osteopatia presso CRESO )

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